La musica, che passione!

Caro Nonno,
ti ringrazio di avermi trasmesso la passione per la musica e spero che essa non mi abbandoni mai, come è successo per te.
Mi mancheranno tantissimo le tue indicazioni su come interpretare i brani che studio, come quando mi raccontavi che la musica era un insieme di stanze tra cui i suoni passavano talvolta forte, talvolta piano … ma quanto ti agitavi quando “pestavo” sui tasti troppo forte!
Sto leggendo il tuo libro “Esilio infantile” perché mi è venuta la curiosità di sapere come eri da piccolo e ho scoperto che anche tu eri un bel mattacchione.
Spero che tu stia bene Lassù e sono certo che continuerai a ispirarmi sulla musica che comporrò.
Un abbraccione

 Matteo

“Ma dove metterò tutta questa musica che ho dentro?” Una frase che pronuncia spesso negli ultimi tempi della sua vita, quando, provato dalla malattia si immerge nell’ascolto di musica, lasciandosi invadere dai suoni e trovando sempre  in essi  motivo di  ispirazione per quella piena di idee, che fino all’ultimo aveva voglia di realizzare e mettere in scena. Perchè considera indissolubili il teatro e la musica.

Maranzana proviene da una famiglia di musicisti:  il padre dotato tenore nel coro del Teatro Verdi di Trieste; la sorella, diplomata in pianoforte nel Conservatorio Santa Cecilia e poi concertista negli Stati Uniti; un fratello pianista, compositore e insegnante al Conservatorio di Trieste. Impara dunque a suonare il pianoforte e possiede anch’egli un’ottima voce tenorile che  nella carriera gli permetterà di partecipare a diverse rappresentazioni musicali (in teatro, Irma la dolce, La malattia del vivere, Bella figlia dell’amore, Roma de’ Papi e de’ comedie; in TV, Vita di Bohème). In tutti gli spettacoli da lui messi in scena dedica alla musica una parte fondamentale e si riserva volentieri una parte cantata … fino a comporre lui stesso, per il suo La malattia del vivere, il valzer che accompagna la fine dello spettacolo.

Conosce a fondo l’opera lirica e i maggiori musicisti classici. Predilige Puccini, Verdi, Chopin, Gerschwin. Tra i  cantautori italiani, Celentano e De Gregori.

E’ affascinato dalla figura di Lorenzo Da Ponte,  che lo ispira per la commedia All’ombra di Mozart, dalla Corte di Vienna fino a New York passando per Trieste. Qui ripercorre la parabola artistica del celebre librettista, che ha affiancato Mozart nella creazione di capolavori come Don Giovanni, Nozze di Figaro e Così fan tutte. C’è inoltre una importante frequentazione di Da Ponte con la città di Trieste, a cui Maranzana fa riferimento: l’artista infatti sposò una donna triestina e nel maggior teatro della città, il Teatro San Pietro,  rappresentò con grande successo una propria opera. Fu inoltre il podestà di Trieste Cesare Pagnini a curare la pubblicazione delle Memorie di Lorenzo Da Ponte.
La commedia non è mai rappresentata,  ma solo letta al Politeama Rossetti per il 250° della nascita di Mozart e selezionata  tra i sette finalisti   della 33° edizione del premio Fondi La Pastora per la scrittura drammatica e lo spettacolo, ricevendo i complimenti della giuria.

Dalla cultura musicale nascono poi  importanti occasioni di incontro e di amicizia. Per esempio, negli anni ’80, l’assidua frequentazione con lo scrittore Anthony Burgess che vive a Bracciano: insieme coltivano il progetto di portare al teatro italiano un’opera musicale composta da Burgess per la BBC. Si tratta della  trasposizione dell’Ulisse di Joyce in dialetto triestino, adattato alla musica ideata da Burgess: un progetto affascinante, purtroppo non realizzato per la mancanza di committenza.

In occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, Maranzana scrive il testo teatrale Verdi supremo anelito, presentato in prima mondiale nel giugno del 2006 a Montreal,  Toronto e Ottawa, e poi a Trieste. Il suo Verdi – un monologo  tratto dalla raccolta epistolare  di Aldo Oberdorfer, nato da un’idea del regista Antonio Calenda  – racconta  tutti i momenti della vita di questo grande compositore: dallo sconforto politico, al  momento creativo delle sue grandi opere, ai problemi familiari con la storia complicata con la moglia e  sfortunata come padre per la perdita dei suoi figli, al grande amore con la compagna che lo seguì fino alla fine dei suoi giorni. Lo spettacolo svela l’indole del genio musicale e la personalità che nella sua lunga vita fu un’enigma, ma soprattutto l’umanità di questo uomo ed infine l’importanza della musica nella vita culturale di un popolo. “Trieste ha un primato assoluto, quello di avere un teatro dell’opera che per primo nel mondo si è chiamato “Giuseppe Verdi”, esattamente dodici ore dopo la morte del compositore, il 27 gennaio 1901. Allora vorrei poter fare al Teatro Verdi, l’anno prossimo, proprio nel giorno in cui cade l’anniversario, il testo che ho scritto su questo nostro grande musicista. La scienza dice che, dopo la morte clinica, c’è un supplemento di vita di pochi secondi e in cui pare ci sia una somma di ricordi. Io immagino Verdi nel momento del trapasso aggirarsi nel teatro di Busseto e ricordare tra i fantasmi del palcoscenico momenti di gioia e di dolore trasformati in musica. Ho attinto da Aldo Oberdorfer, un triestino ebreo che ne ha scritto la vita con le lettere catalogate per destinatari, in un libro pieno di personaggi incredibili“.
Lo spettacolo è molto apprezzato dai nostri connazionali all’estero e viene anche trasmesso in due puntate da Radio Trieste.

Da nonno, prova la gioia, per lui immensa, di veder crescere  il talento musicale nei suoi due nipotini Matteo e Matilda, entrambi pianisti e cantori in un coro di voci bianche dal repertorio classico.  E poter vedere Matteo, di undici anni, suonare Bach, Chopin, Schumann, Nino Rota per un concorso musicale e vincere il primo premio. Il suo spettacolo “testamentario” Allora io  inizia e finisce con la canzone Signora Fortuna cantata proprio da Matteo e Matilda.

Tra i giovani musicisti di successo, una presenza costante in casa Maranzana è quella di Alessandro Molinari, carissimo amico da lui ammirato, con il quale scambiava opinioni, idee e divertenti battute paradossali sul mondo dei compositori. Tra l’altro, curatore delle musiche de La malattia del vivere.