Mistico e laico

Profondamente laico. Inconsapevolmente mistico.

SANTA OPERA BUFFA

Per l’estate romana nel 1995, Maranzana, dopo essersi documentato sugli atti del processo di beatificazione di San Filippo Neri, scrive e rappresenta Santa Opera buffa nel Giardino dei filarmonici a Roma e nel Castello Massimo di Arsoli: il testo e’ dedicato al Santo morto a Roma nel 1595, in occasione del quarto centenario della sua scomparsa. L’interesse per quest’opera gli procurerà l’occasione di un incontro amichevole con il Presidente Oscar Luigi Scalfaro e, nella Chiesa Nuova dei Padri Filippini, una presentazione a Papa Woitila.
Lo spettacolo nasce nell’intervallo di una processione, durante il quale gli attori e il pubblico, che viene coinvolto subito, inziano la refezione, ovvero il ristoro dei processionari. Sara’ infatti servito un piatto d’epoca cinquecentesca. Durante il pasto si viene a sapere che l’intervallo in corso assomiglia all’intervallo della famosa processione delle Sette Chiese inventata da Filippo Neri nel 1550, per sviluppare la devozione nell’ambito del Carnevale. A quell’epoca, nell’intervallo si mangiava, si giocava, si danzava e si faceva teatro. Si entra cosi’ nell’atmosfera e gli attori iniziano a recitare un’antologia di testimonianze del processo di beatificazione del futuro santo. Ma il finale è a sorpresa.
Un Santo ha il vantaggio di essere “celebrato” ogni qualvolta un fedele si rivolge a lui e senza bisogno di pubbliche festività. Nel caso di Filippo Neri, pervaso com’era di santo spirito comico e di irrefranabile capacità di ridere, la celebrazione offre a Lui un’occasione di bonaria risata sui quattrocento anni da noi passati computandoli concretamente in mesi anni e l’infinito, metafisicamente incomputabile, della sua universale vitalità spirituale. La celebrazione che offro terrà conto di questo santissimo umoristico paradosso e già dal titolo lo annuncerà”. [PDF Prefazione]

SAN ROCCO LEGGE LA LISTA DEI MIRACOLI E DEGLI ORRORI

Maranzana interpreta San RoccoProcessione in versi con musica e canto, messa in scena per tre anni a Gibellina e in seguito alla rassegna Città Spettacolo di Benevento del 1988, è uno dei testi con i quali Emilio Isgrò ha dato avvio ai grandi spettacoli di Gibellina. Scritto in lingua e dialetto per la ricorrenza del santo patrono – il 15 agosto – il testo adotta della processione la struttura drammaturgica aperta, adeguandosi a ciò che già c’è per le strade: il coro dei fedeli, il clima, la festa, persino il tramonto e la notte incombente.
Nella rappresentazione del 1988, Maranzana interpreta il Santo, su di un carro trainato da buoi, per le vie della città, con un seguito di cittadini e di devoti: uno “spettacolone”, questo macchinario complicato ed esaltante, coloratissimo come un carretto siciliano, moderno e antico nel contempo, rumoroso come un “triccabballacche” e coinvolgente come il vocione di Mario Maranzana” (Solot Compagnia Stabile di Benevento).
Lo spettacolo riscuote grande successo. Tant’è che nel corso della processione qualche devoto invocherà il “Santo” per ottenere il miracolo!

UN GESUITA ALLA CORTE IMPERIALE CINESE, MATTEO RICCI DA MACERATA A PECHINO

EXPO 2010All’età di ottant’anni, Maranzana si reca a Pechino in occasione dell’EXPO 2010 per celebrare l’antico legame fra Italia e Cina con uno spettacolo rappresentativo della figura del gesuita Matteo Ricci, nato a Macerata nel 1552 e morto a Pechino nel 1610, ed una scenografia allestita dall’artigiano siciliano Manlio Carta, che vive e lavora in Cina. Il missionario gesuita, grazie allo scambio di conoscenza e all’amicizia, riuscì a instaurare il dialogo con la Cina dei Ming, un paese chiuso nei confronti di qualsiasi straniero. «Matteo Ricci aveva la mentalità scientifica in quanto praticava matematica, geometria, fisica, astronomia. Costruiva degli orologi speciali con una musichetta che batteva le ore. E poi, come tutti gli scienziati, aveva un rapporto tra fede e ragione che designa l’inutilità totale del dogma. I cinesi gli avevano fatto capire il pericolo del dogma, mentre lui cercava di spiegare loro la religione cristiana cattolica. “Negli occhi obliqui dei cinesi io sento una paura continua”, scriveva. Ricci è un gigante, sapeva essere un umorista anche nei momenti più gravi. Matteo Ricci fece un incontro con un alto dignitario che lo ha portato a corte e diventò uno dei principali consiglieri dell’imperatore col titolo di Grande Letterato, e il nome di Li Madou. A Pechino c’è un mausoleo a lui dedicato, che durante la Rivoluzione Culturale i facinorosi volevano distruggere. Mao Tze Tung l’ha salvato, portando tutti i documenti nella sede del Partito Comunista. Un bassorilievo, nella cosiddetta Città Proibita, rappresenta i dieci saggi di tutto il mondo: uno di questi è Matteo Ricci. Ancora adesso in Italia nessuno sa chi sia, però spero si parlerà di questo personaggio anche per lo spettacolo che ho allestito, impiegando cinque mesi perché ho letto moltissimi libri. Matteo Ricci ha scritto cose magnifiche, che sono state raccolte dall’Università di Macerata da Filippo Mignini, professore di storia e filosofia».
Maranzana è’ autore, interprete e regista di questo evento, che ha riscosso successo davanti a un pubblico internazionale.


Dalla locandina dello spettacolo su Matteo Ricci